Webinar Assorem Confesercenti: La rete carburanti dopo il Coronavirus, ricostruire insieme la mobilità del Paese.
Scenari e prospettive per gli operatori indipendenti.
Venerdì 29 maggio si è svolto il Webinar di Assorem dedicato ai proprietari degli impianti della rete carburanti impegnati ad affrontare il dopo Coronavirus.
Nei momenti più drammatici, l’Italia dell’emergenza si è mossa grazie all’efficienza della rete carburanti, un sistema di produzione e logistico affidabile e presente su 23 mila stazioni di servizio.
La crisi economica che ci aspetta e l’allocazione delle risorse a sostegno delle imprese sono le sfide di domani anche per chi non ha mai lasciato soli gli automobilisti.
Per delineare priorità di intervento, Assorem Confesercenti, Associazione reti energia per la mobilità, ha organizzato un tavolo virtuale di esperti e rappresentanti degli stakeholder del sistema distributivo che si sono confrontati nel webinar organizzato per delineare i nuovi scenari post Covid-19, per esaminare gli strumenti fiscali e creditizi messi a disposizione dai provvedimenti governativi, il loro possibile utilizzo e il supporto del sistema Confesercenti per il sostegno alle prospettive della rete carburanti.
Moderato da Roberto Degl’Innocenti sono intervenuti Lucio Laureti, Presidente Assorem-Confesercenti e Alessandro Proietti, Presidente Assoindipendenti per rappresentare il punto di vista degli operatori; il dr. Guido Di Napoli, dirigente MISE che ha focalizzato il suo intervento sulla polverizzazione dei punti vendita, tracciando dal punto di vista del regolatore istituzionale una linea evolutiva dall’anagrafe digitale all’osservatorio prezzi quali strumenti per la razionalizzazione della rete; il webinar ha quindi fatto il punto sulla legislazione emergenziale e le novità fiscali e finanziarie per la rete con Francesco Seminara, Ufficio Tributario Confesercenti e Giuseppe Tateo, Amministratore Delegato Commerfin Confesercenti.
In apertura dei lavori il coordinatore dell’area Energia di Confesercenti Gaetano Pergamo ha dato il benvenuto ai partecipanti illustrando brevemente le finalità dell’iniziativa rivolta agli associati di Confesercenti, a cui la Confederazione intende dare un riferimento organizzativo. Il Webinar è una prima risposta connessa ai gravi effetti dell’emergenza Coronavirus sulla rete carburanti e sui proprietari indipendenti.
Un webinar organizzato velocemente per dare prime risposte in ordine agli interventi del Governo, che ha visto la partecipazione di operatori interessati al progetto, sebbene allestito logisticamente nel giro di pochi giorni e senza alcun annuncio preventivo. Segno dell’interesse suscitato dall’iniziativa. Pergamo ha illustrato brevemente il sistema confederale e i suoi servizi di assistenza e supporto alle imprese, dall’ufficio legale e legislativo a quello fiscale e tributario a quello economico e finanziario e dell’ufficio studi. Un insieme di professionalità che potranno supportare le imprese indipendenti del comparto energetico. Pergamo ha quindi ringraziato il dr. Di Napoli per la partecipazione all’iniziativa promossa da Confesercenti a ribadire il ruolo essenziale di collegamento tra le imprese e le istituzioni svolto dalle Confederazioni imprenditoriali nella fase di emergenza Covid-19, passando la parola al moderatore dell’incontro dr. Roberto Degl’Innocenti.
Nell’introduzione al confronto fatta da Roberto Degl’Innocenti, si è ribadita la necessità di non perdere ogni occasione utile al settore per un confronto dialettico e costruttivo fra operatori e istituzioni. Aggregare, seppur virtualmente, imprenditori e rappresentanti delle istituzioni, genera in ogni caso domande e risposte utili a chi ascolta, stimola un dibattito, durante e dopo il breve momento del seminario.
Degl’Innocenti ha quindi passato la parola al Presidente di Assorem Lucio Laureti. Questa la sua introduzione ai lavori.
“L’Assorem nasce dal mutamento del settore, prima baricentrico rispetto alle Compagnie petrolifere e che poi ha avuto un mutamento almeno dal Decreto Monti del 2011. Da quel momento le Compagnie storiche si sono ridotte a 4 e si è creato un mercato doppio/parallelo di centinaia di marchi bianchi che ha generato certamente maggior concorrenza ma anche forti forme di illegalità. Molti proprietari di PV piccoli, medi e grandi hanno disdetto i contratti di convenzionamento. Si è creata quindi una nuova categoria di retisti bianchi e colorati che chiedono assistenza e servizi che vanno da quelli giuridici a quelli tecnici e commerciali.
Cosa dobbiamo aspettarci dall’andamento dei prezzi dei prodotti petroliferi? E’ vero che il petrolio ha avuto prezzi negativi? Occorre sfatare il fatto che questo sia avvenuto. Il 20 aprile 2020 è stata una data storica in cui abbiamo letto che il petrolio era scambiato a -37,63 $ al barile. Ciò è avventato soltanto nel mercato dei Futures che è un mercato particolare di pochi prodotti standardizzati con 4 scadenze l’anno in cui si scommette sull’andamento dei prezzi di alcuni prodotti. Ricordate il film Una poltrona per 2 in cui si scommetteva sull’andamento dei prezzi del succo d’arancia concentrato? Ad aprile di quest’anno i prezzi erano “contango” in cui i prezzi futuri erano inferiori a quelli attuali e la domanda era stagnante (i consumi ridotti a zero per il virus) e la produzione molto elevata a causa di tensioni tra Russia e Arabia saudita. Le scorte erano elevatissime e tutti i depositi erano (e sono) colmi di petrolio compreso gli impianti di Cushing in Oklahoma che è il più importante impianto di stoccaggio al mondo. A quel punto per ricoprire posizioni già precostituite alla scadenza del 20 aprile i compratori hanno dovuto pagare per non ritirare il prodotto. Mai successo nella storia del petrolio! Ora la situazione è un po’ migliorata: la produzione è diminuita (Russia, Arabia e USA hanno ridotto le estrazioni, molte società americane sono in fallimento e la produzione si ridurrà ulteriormente). Ma i consumi stanno risalendo ma prevedo che i prezzi resteranno deboli ancora per molto tempo. Ciò comporterà ancora margini elevati per i retisti italiani. Oggi nel mercato dei futures i prezzi sono “backwardation” che significa che i prezzi futuri sono maggiori di quelli attuali.
Vorrei concludere il mio intervento parlando di transizione energetica, che rappresenta il futuro di tutti gli operatori del settore. Molte imprese sono alla seconda generazione, io sono la terza e sto pensando alla quarta. Quale futuro per il mondo petrolifero? Innanzitutto il problema dell’inquinamento va affrontato con politiche sovranazionali (si pensi al virus odierno!). Il Protocollo di Kyoto del 1997 ha varato misure per la riduzione della CO2 per contrastare il riscaldanti globale dell’atmosfera. L’accordo di Parigi del 2015 aveva sancito la riduzione delle emissioni. Ma come? Ho detto prima che il problema va affrontato a livello internazionale altrimenti non si ottengono i risultati. Cosa diceva l’accordo di Parigi? Fatto 100 l’indice di grado di inquinamento con le emissioni, gli USA hanno un indice di 100, l’UE di 80 la Cina di 450. Ciò significa che la Cina inquina 4,5 volte gli USA e 5,5 volte l’Ue. Ma l’accordo prevedeva che USA e UE (i primi della classe) dovevano ridurre (giustamente) l’inquinamento nei prossimi 20 anni mentre la Cina (ingiustamente) poteva inquinare allo stesso livello di oggi per i prossimi 20 anni! Credo che giustamente gli USA si sono ritirati dall’accordo!
L’UE da parte sua ha sancito l’abbandono del carbone, la riduzione drastica del petrolio e ambiguità sul nucleare (anche se in costruzione una nuova centrale nucleare in Normandia) e sul metano (a causa delle grandi dispersioni di gas lungo le reti). Allora vediamo come si produce in Europa l’elettricità: In Polonia l’80% di energia elettrica si produce attraverso centrali a carbone ( e sono in programmazione altre centrali); Repubblica Ceca il 54%; Bulgaria e Germania il 43%; Grecia, Olanda, Slovenia, Danimarca, Romania tra il 25% e il 44%.
L’Italia ha riconvertito molti impianti in energia pulita e le centrali di carbone più grandi (Sardegna, Brindisi e Civitavecchia) che producono il 13% di energia elettrica chiuderanno entro il 2025.
I DL 2018 e 2019 prevedono in Italia un processo di decarbonizzazione e uso graduale di vetture elettriche.
Attenzione perché l’80% della movimentazione dei prodotti in Italia è su gomma e lo Stato Italiano incassa circa 40 miliardi di entrate fiscali dal settore dei carburanti. Quindi abbiamo un serio problema di competitività Paese che non conviene indebolire ora. Quindi attenzione anche alle proposte di voler adeguare l’accisa del gasolio con quello della benzina che appesantirebbe il trasporto merci. A questo scopo è bene considerare che le auto a gasolio Euro 6 hanno le stesse emissioni di auto elettriche e ibride contenendo il 10% di biocarburanti. Occorre che lo Stato sia tecnologicamente neutrale alle innovazioni in questo campo. Occorre quindi non sostituire auto a gasolio con quelle a benzina ma (come fa la Francia che concede un contributo a fondo perduto per questo) sostituire auto vecchie con auto nuove con il duplice risultato di diminuire i consumi e diminuire le emissioni.
Cito all’uopo i dati UE: su 800 gigatonnellate di CO2 nel mondo:
- 332 vengono dagli oceani (ogni nave inquina come molte migliaia di autovetture);
- 216 dalla vegetazione ;
- 216 dal suolo (soprattutto da strade e costruzioni);
- 28 da attività umane di cui:
1,5 (pari allo 0,2%) dalle autovetture (meno delle centrali elettriche e meno del riscaldamento domestico). Teniamo conto che in questo 0,2% è compreso anche quello derivante dalle polveri sottili dei pneumatici e dell’asfalto (che riguarda anche le auto elettriche).
Quindi per concludere, occorre uno studio approfondito dei dati, tenendo conto delle esigenze dell’ambiente e della competitività (maggiormente con il costo del petrolio basso) considerando che l’Italia è già un passo avanti rispetto ad altri paesi e non ha bisogno di spingere più di altri su programmi che possono danneggiare la propria economia.”
Il moderatore ha quindi passato la parola al Presidente di Assoindipendenti Alessandro Proietti.
Questa la sintesi del suo intervento
“L’emergenza coronavirus ci ha colpito, confuso, addolorato per il numero delle vittime sia delle persone che purtroppo hanno perso la vita, sia delle aziende che oggi sono a rischio di una fine altrettanto infausta, ma abbiamo anche compreso che queste vittime, almeno per la loro maggiore parte, hanno pagato il prezzo di “patologie pregresse”.
Il sistema nel quale lavoriamo si trova esattamente nella stessa situazione: da almeno due decenni subisce passivamente il logorio di un male degenerativo divenuto endemico, per disattenzione o per ingiustificata presunzione di immunità. La patologia della quale soffre tutta la filiera in una sintesi estrema potremmo chiamarla “monocultura”, qualcosa che ha ibernato il sistema impedendogli rinnovarsi a fronte della evoluzione del mercato.
Il sistema si è chiuso in stesso, con i suoi esasperati interessi di parte, i suoi riti, i suoi codici, la tendenza all’ autoreferenzialità, indebolendo l’identità del sistema e facendolo così scivolare, anche ingiustamente, nella irrilevanza, nella marginalità, salvo poi a lamentarsi di essere trattato di conseguenza, per esempio dalla politica che da tempo sembra ignorare l’importanza del ruolo.
La filiera della distribuzione carburanti, non può permettersi di tornare alla “normalità” del passato, una normalità malata della difficoltà a gestire i cambiamenti, della cultura del cambiare ma senza rinunciare ai propri i pregiudizi.
“La Razionalizzazione della Rete” – Proprio il coronavirus ha messo in evidenza la drammaticità di una situazione che pure ci è nota da più di 20 anni: non c’è spazio economico per un network di 22.800 punti di vendita e di 3.500 depositi fiscali e commerciali in un trend strutturale dei consumi al ribasso.
Dobbiamo ammettere che il sistema la razionalizzazione della rete non l’ha mai voluta. Non le società petrolifere che per tanti anni hanno tenuto in vita impianti di proprietà con “trasfusioni” di profittabilità sottratta a quelli efficienti” per poi liberarsene non smantellandoli ma vendendoli a terzi. Non gli imprenditori privati… ce lo dicono l’anagrafe con l’aumento del numero totale degli impianti e soprattutto ce lo dice il risibile numero degli impianti cosiddetti incompatibili.
Tra l’altro si tratta di un problema mal posto all’origine: la razionalizzazione della rete deve essere considerato come un progetto di ottimizzazione del sistema che deve trovare la giustificazione economica e quindi il finanziamento nel suo ritorno laddove è la profittabilità del singolo punto di vendita, e non l’erogato, l’elemento di valutazione. La razionalizzazione della rete non si fa per decreto, come la storia dimostra ! Il Governo non deve impegnarsi per predisporre e approvare un “decreto razionalizzazione” ma solo i decreti necessari a consentirne la realizzazione.
“ Il fenomeno della Illegalità “ – Razionalizzare la rete vuol dire renderla efficiente, competitiva in una logica di mercato a vantaggio finale della filiera, del consumatore, della comunità, del Paese. Razionalizzare la rete vuol dire disinvestire, ma anche investire per fare in modo che diventi e rimanga efficiente. Tali investimenti non trovano una giustificazione in un mercato dove la concorrenza è alterata dalla illegalità.
Il fenomeno della illegalità non è stato ancora debellato. Lo dimostrano la persistenza di politiche prezzi non facili da comprendere, new entry nel mercato e la apparente singolare fiducia per le prospettive future dal momento che è attivo il mercato della domanda-offerta di punti di vendita e di depositi fiscali e/o commerciali.
Se non riusciamo a sconfiggere definitivamente l’illegalità è inutile preoccuparsi di razionalizzare la rete perché in breve la commercializzazione e la logistica entreranno nella area di influenza di nuovi “market setter” che imporranno i loro modelli di business.
La Politica deve prendere la leadership intervenendo una volta per tutte, con leggi, agendo su Istituzioni, sollecitando la Magistratura a dare seguito alle iniziative delle Procure e delle FdO, ma la collaborazione delle associazioni di categoria è determinante come pure il coinvolgimento dei media. Un Governo che ha imposto il “lockdown” di due mesi a tutto il Paese deve avere i mezzi per imporre lo stesso lockdown alla illegalità.
Per la razionalizzazione della rete sia per la lotta alla illegalità non ci sono nuove magiche innovative soluzioni: si tratta solo di rivisitare quelle note solo da angolazioni e prospettive diverse avendo in mente che non c’è tempo per altri rinvii e che di conseguenza “negoziare” vuol dire qualcosa di più della sola difesa dei propri pur legittimi diritti”.
Subito dopo il moderatore ha chiamato al confronto il dr. Guido Di Napoli, dirigente del Ministero dello Sviluppo Economico che ha tracciato un bilancio di quanto ottenuto con l’anagrafe carburanti, sottolineando che si è trattato di “Un’operazione riuscita sotto il profilo statistico” ma con “risultati modesti” per quanto riguarda proprio il processo di razionalizzazione della rete a cui tendeva. L’obiettivo raggiunto è stato largamente sottodimensionato per diverse ragioni insite nel sistema. Sono stati chiusi, infatti, poco più di 140 impianti, confermando che il resto sarà oggetto di approfondimento e verifiche eventuali da parte dei Comuni che non usciranno facilmente dai contenziosi.
Il dr. Di Napoli ha sottolineato che l’altra direttrice seguita già da tempo è quella dell’incentivazione alla chiusura degli impianti che però non ha portato a risultati brillantissimi. Il dr. Di Napoli ha quindi fatto riferimento alla risoluzione De Toma approvata dal Parlamento all’unanimità dalle forze politiche come impegno al Governo a dare risposte sulle linee di ammodernamento della struttura vendita, razionalizzazione, diffusione della mobilità ecocompatibile, lotta all’illegalità e contrasto all’evasione contrattuale; risoluzione che quindi va in questa direzione – ha ricordato il dirigente del Mise – ma gli incentivi sono stati poco efficaci soprattutto in una situazione di crisi economica come questa che ormai si prolunga da anni. Il dirigente Mise ha riconosciuto che le stazioni di servizio, anche se inefficienti, sono comunque una fonte di reddito per chi le ha in dote e trova una propria remunerazione agli investimenti fatti. Dal ragionamento svolto, il dirigente del Ministero ha quindi fatto derivare che facendo affidamento solo sulle chiusure a seguito di incentivi, di non credere che il sistema sarà di fronte a un’operazione particolarmente incisiva, auspicando dunque interventi diversi sulla base delle indicazioni di legge.”
Il moderatore ha quindi chiamato in causa i due dirigenti Conferenti a commentare la legislazione emergenziale in tema di fiscalità e tributi e interventi di sostegni finanziario alle imprese dando la parola a Francesco Seminara dell’ufficio fiscale e tributario di Confesercenti che ha affrontato in maniera sintetica e schematica le novità introdotte in ambito fiscale dal D.L. n. 34/2020 (c.d. “Decreto Rilancio”) afferenti al settore degli impianti di distribuzione carburante.
Il dr. Seminara ha tracciato un riepilogo delle molteplici disposizioni normative emanate dall’inizio del periodo di “lockdown” fino ad oggi. Sono stati quindi affrontati gli argomenti tecnici inerenti la rete in relazione allele disposizioni del D.L. “Cura Italia” e D.L. “Liquidità”
Il dr. Seminara ha prima esaminato le disposizioni sul tema del “Contributo a fondo perduto” affrontando brevemente la normativa con riferimento all’ambito soggettivo, oggettivo e accennato all’ambito applicativo della stessa, rapportandola alle dinamiche di settore; sulla questione ha però precisato che si è in attesa dell’emanazione del Provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, e che quindi un commento più pertinente si potrà fare solo dopo tale atto ;
Francesco Seminara ha quindi affrontato le questioni delle Disposizioni sul tema dei “Crediti di imposta”. Anche su questo tema, in attesa di chiarimenti da parte delle Amministrazioni competenti, ha illustrato le misure introdotte in tema di agevolazioni per gli affitti commerciali con una breve illustrazione del credito d’imposta previsto a favore dei soggetti esercenti attività d’impresa, arte o professione, nella misura del 60%, commisurato al canone mensile di locazione, di leasing, o di concessione di immobili pagato per ciascun mese. Su questo tema sono state affrontate anche le condizioni di accesso a tale misura; passando al Credito d’imposta per l’adeguamento degli ambienti di lavoro, in riferimento alle spese necessarie per la riapertura in sicurezza delle attività economiche, è stata brevemente illustrata la disposizione volta a riconoscere ai soggetti esercenti attività d’impresa in luoghi aperti al pubblico un credito di imposta del 60% delle spese sostenute al riguardo nell’anno 2020. Su questo punto, sono stati affrontati, quindi, l’ambito soggettivo e oggettivo della stessa; sul Credito d’imposta per la sanificazione degli ambienti di lavoro sono stati illustrati gli ambiti soggettivi o oggettivi della disposizione che prevede il riconoscimento di un credito d’imposta nella misura del 60% delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2020, fino all’importo massimo di 60.000 euro, finalizzato a favorire l’adozione delle misure necessarie a contenere e contrastare la diffusione del virus Covid-19; Seminara ha quindi affrontato il tema delle Disposizioni in materia di versamento dell’IRAP, illustrando la disposizione che prevede l’annullamento del saldo Irap relativo all’esercizio 2019 e della prima rata di acconto Irap relativa all’esercizio 2020. La relazione ha poi toccato il tema della Riduzione degli oneri delle bollette elettriche, evidenziando i meccanismi di previsione della disposizione che prevede per i mesi di maggio, giugno e luglio 2020, la rideterminazione delle tariffe di distribuzione e misura dell’energia elettrica, intervenendo sulle spese in bassa tensione diverse dagli usi domestici con riferimento alle voci della bolletta identificate come “trasporto e gestione del contatore” e “oneri generali di sistema”. Il relatore ha poi affrontato il tema della proroga al 1° gennaio 2021 della moratoria delle sanzioni collegate alla memorizzazione e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri (in riferimento ai contribuenti con volume d’affari inferiore a 400.000 €); alla proroga al 1° gennaio 2021 per l’avvio delle disposizioni collegate alla c.d. “lotteria dei corrispettivi”; alle misure di sostegno alle micro, piccole e medie imprese titolari del servizio di distribuzione carburanti nelle autostrade dando una breve illustrazione della disposizione che prevede, per le micro, piccole e medie imprese dei servizi di distribuzione autostradale di carburante, il riconoscimento di un contributo commisurato ai contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro (ad esclusione dei premi INAIL), dovuti sulle retribuzioni da lavoro dipendente corrisposte nei mesi di marzo, aprile e maggio 2020, a condizione che al 1 marzo 2020 risultavano attive e in regola con il versamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
Il moderatore ha quindi chiamato il dr. Giuseppe Tateo AD di Commerfin, società del sistema di Confesercenti, per illustrare i principali strumenti finanziari di sostegno a cui possono accedere le imprese del comparto petrolifero indipendenti con il supporto in termini di istruzioni delle pratiche e di garanzia fidi associate a Confesercenti. Per prendere visione del suo intervento si possono consultare le slide allegate.
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